Il progetto dei “Santa Barbara Portraits”

Il progetto dei “Santa Barbara Portraits” risale al 2009, quando ho trascorso un anno di studio a Santa Barbara, in California. Poi, per varie ragioni (soprattutto di ordine pratico), ha proceduto a rilento fino a bloccarsi completamente. Se ora è terminato, lo devo essenzialmente alla collaborazione dell’amico Daniele Grosso, che ne ha realizzato la componente visuale.

I “Santa Barbara Portraits” sono una serie di ritratti di giovani di varie nazionalità, conosciuti a S. Barbara, a ognuno dei quali chiesi di scegliere un breve testo nella propria lingua. La componente musicale del lavoro consiste in brevi brani elettroacustici, ‘ritratti sonori’ nei quali la voce di ogni persona, registrata nell’atto di leggere il testo prescelto, è stata variamente processata ed elaborata, con l’aggiunta di suoni di altra provenienza (acustici o di sintesi). Il materiale visivo di partenza, invece, era costituito dalle mani dei soggetti, riprese nell’atto di copiare su un foglio bianco i medesimi testi.

I risultati di questo progetto (che è essenzialmente multiculturale e multimediale) sono multiformi:

  • una collezione di ritratti sonori, ovvero pezzi musicali autosufficienti (essendo io in primo luogo un compositore di musica)
  • un cortometraggio sperimentale (realizzato da Daniele Grosso), in cui i ritratti audiovisivi vengono proposti in sequenza
  • un’installazione audio-video, in cui le diverse voci e le rispettive grafie manoscritte ‘abitano’ uno spazio concepito appositamente (questa modalità di presentazione, che va di volta in volta ri-definita nei dettagli, è quella che personalmente prediligo)

I “Santa Barbara Portraits” esprimono quella che per me è l’essenza del ritratto: un’opera a cui contribuiscono in parti quasi equivalenti il ritrattista e il soggetto ritratto; un gioco di influenze reciproche e di travisamenti deliberati (da parte dell’artista, che ha comunque l’ultima parola). Gli ambiti espressivi dei testi scelti dai soggetti sono stati di volta in volta assecondati, ‘dirottati’ o ‘violentati’, nella convinzione che un buon ritrattista debba partire dall’immagine concreta per poi introiettarla e, attingendo dalle proprie percezioni e dal proprio immaginario, ricreare una nuova immagine. Quando il risultato sembra tradire l’immagine di partenza, in realtà ne sta svelando alcuni lati nascosti.

Una cosa è certa: attraverso questo lavoro ognuna delle persone ritratte mi ha raccontato molto di sé – direttamente o indirettamente.

Un’ultima raccomandazione: i “Santa Barbara Portraits” vanno ascoltati con un buon paio di cuffie!

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